Musicoterapia e la Riflessologia plantare

La musica ha decisamente un potere curativo e sono sempre maggiori gli studi che lo dimostrano. La musica è in grado di trasformare la nostra bocca in sorriso, influenzando positivamente il nostro umore, rendendoci felici e facendoci superare difficili e uggiosi stati d’animo. Vi è una vera e propria modalità di approccio alla persona che prende vita dalla musica: la musicoterapia.

Uno dei maggiori esperti in questo campo è Rolando Omar Benenzon – musicista e psichiatra argentino- che ha, tra l’altro, coniato questa definizione: “La musicoterapia è un ramo della scienza che tratta lo studio e la ricerca del complesso suono-uomo, sia il suono musicale o no, per scoprire gli elementi diagnostici e i metodi terapeutici a esso inerenti. Da un punto di vista terapeutico, la musicoterapia è una disciplina paramedica che usa il suono, la musica e il movimento per produrre effetti regressivi e per aprire canali di comunicazione che ci mettano in grado di iniziare il processo di preparazione e di recupero del paziente per la società.”

Questa “scienza”, quindi, può aiutare in molti e diversi ambienti. Può rilassare le persone che non sono in grado di addormentarsi o soffrono di insonnia; ridurre i dolori, l’ansia e i livelli di tensione muscolare dei pazienti ricoverati per una condizione medica emergente; perfino arginare i problemi legati all’alimentazione.
Altro dato molto importante, è che la musicoterapia, non utilizzando farmaci, non è un rimedio invasivo e, soprattutto, privo di effetti collaterali dettato dall’uso di medicinali. Anche se solo recentemente si sta cercando di delineare meglio questo tipo di approccio, è in realtà nato tantissimi anni fa. Già all’inizio del secolo XVIII: il primo trattato di musicoterapia risale, infatti, alla prima metà del 1700 a cura di un medico musicista londinese, Richard Brockiesby.


La musica aiuta a stimolare il cervello e degli studi sembrerebbero aver intuito che i suoni elettrici siano più consoni a portare stimoli positivi al cervello. Per questa ragione, per questo tipo di approccio, la musicoterapia può avvalersi dell’ascolto di diversi generi musicali, come la musica new age, barocca, mozartiana, celtica, orientale che favoriscano la sintonia tra corpo e mente agendo sulle onde cerebrali, quella romantica e jazz attivano soprattutto l’emisfero cerebrale destro, favorendo l’integrazione delle emozioni. La musica con ritmi forti invece accresce l’energia. Eppure esistono altri generi di musica, propri quelli ritratti e che ci concede la natura, nell’ambiente stesso che ci circonda: il piacevole suono delle onde infrangersi a riva, il suono dell’aria o del vento, il sole sulla pelle, la pioggia, quel silenzio tipico quando è previsto la nevicata che – tra le altre cose, attutisce anche lo smog-, il canticchio degli uccellini, il fluire di un fiume o di una cascata, le risate contagiose di bambini in lontananza, e anche l’energia insita in ogni essere umano. Ma come si fa a percepire l’energia che scorre in ognuno di noi con la riflessolgia plantare? Con dedizione e pratica, si potranno “ascoltare le fibre” energetiche di una persona con la quale stiamo parlando o cui sono semplicemente vicini attraverso alcune tecniche allenate con la riflessologia plantare. Più si progredisce nella sensibilizzazione, più si scopre che l’universo della percezione di cui l’essere umano dispone è davvero infinito.

La musicoterapia è dunque una modalità di approccio alla persona che utilizza la musica o il suono come strumento di comunicazione non-verbale, per intervenire in una varietà di condizioni ampie a livello educativo, riabilitativo o terapeutico, e di benessere olistico.

Irene Pedrazzi – Operatrice del Benessere

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